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La Commenda di San Nicolò di Levata

LA STORIA

Nelle campagne di San Nicolò si scorge un'antica rovina, priva dello splendore e del fascino che le erano propri nei tempi andati: la Commenda, ormai ridotta a una decrepita villa abbandonata all'usura del tempo.

La storia della Commenda risale ai primi secoli del millennio. Si ha notizia di un rifugio per crociati e pellegrini prima ancora del 1211, anno di fondazione dell' "hospitale di San Nicolai di Levata".

Il patriarca aquileiese Wolfger Ellenbrestchirken aveva fatto costruire un ospizio per quanti si recavano in Terrasanta a San Nicolò, che era sulla via che portava ai porti di Aquileia e Grado. Egli lo aveva affidato ai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, che aveva visto in azione, restandone positivamente colpito, in Terrasanta, durante la crociata tedesca del 1197-1198 a cui aveva partecipato.

In un documento redatto il 9 maggio 1211 a Fiumicello e confermato dal patriarca Wolfger  "l'hospitale" di San Nicolò di Levata compare nell'elenco dei redditi e delle spese della Camera della Chiesa di Aquileia.

Altre notizie si hanno da un documento ufficiale del 1429 in cui Bertolo d' Andechs, successore del patriarca Wolfger, riconferma il possesso della "domus hospitalis " ai Giovanniti e in più concede loro la Chiesa di Camarcio (recentemente riconosciuta come la Chiesa di Villa Vicentina) e 6 mansi di terra.

Mentre le Crociate volgono al termine, in Occidente gli ordini dei frati-guerrieri dispongono di un ricco patrimonio accumulato in seguito a lasciti e donazioni di cui erano stati destinatari. Una di queste donazioni è proprio la Commenda attorno alla quale ora nasce il primo nucleo abitativo, quello che sarebbe presto diventato il borgo di San Nicolò.

Si hanno, nel corso del 1300, altre notizie su San Nicolò da atti ufficiali: una pergamena del 1352 attesta che frà Guglielmo da Fuscarijs è governatore e rettore dell'ospedale di S. Nicolò di Levata; sempre nel 1352, il 18 marzo, si ordinava a Matteo canonico di Aquileia e Franceschino de Mutina da Udine, a mezzo del notaio Vannis Fortis, di curare gli interessi della Commenda e dell'Ospedale.

Alla fine del XV secolo cominciò la decadenza della Commenda. Con la dominazione austriaca ci furono frizioni tra i nobili della Contea di Gorizia e il Sovrano Militare Ordine di Malta. La situazione precipitò; nel 1806 i beni dei Giovanniti vennero sequestrati e incamerati nel I° Regno d'Italia per essere messi all'asta. Dopo 600 anni la Commenda cambiava radicalmente proprietari: cacciati i Cavalieri di Malta l'intera tenuta veniva acquistata da Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella esiliata di Napoleone I.

Elisa Napoleone non intendeva certo però far trascorrere la vita di suo figlio nella campagna friulana e volle mandare Benedetto Napoleone alla corte di Napoleone III ed Eugenia de Montijo con il chiaro intento di inserirlo nella vita lussuosa della corte francese. Entrambi quindi si trasferirono in Francia.

Ma Benedetto Napoleone non resse l'ambiente di corte e si suicidò in giovane età lasciando una lettera dove esprime tra le sue ultime volontà il desiderio di essere sepolto nel parco della Commenda (desiderio che non venne esaudito). Fu per il figlio che Elisa Napoleone fece costruire la famosa cappella Baciocchi, rimasta a testimoniare la presenza dei Napoleonidi in Friuli. La contessa decise quindi di vendere l'intera tenuta a Napoleone III.

E fu proprio come ospite di Napoleone III che l'illustre scienziato Luigi Pasteur soggiornò nella villa della Commenda per otto mesi, dal 25 novembre 1869 al 4 luglio 1970, durante i quali studiò le malattie dei bachi da seta, la flaccidezza e la pebrina.

L'imperatrice Eugenia de Montijo vendette la villa all'ultimo amministratore dei beni Bonaparte-Baciocchi, il cav. Alessandro Ciardi, prima della prima guerra mondiale; una parte dei terreni e dei rustici furono comperati dagli stessi coloni. Oggi ciò che rimane di una così gloriosa storia è un rudere, affascinante ma decrepito.